Giglio Reduzzi
Al voto come una volta
Un esempio lampante di quanto lo Stato rincorra la modernità -o dica di farlo-, ma rimanga sempre indietro si trova nel modo in cui ci fa votare.
Che è rimasto uguale a quello prescritto quando furono istituite le elezioni popolari e gli elettori erano in maggioranza analfabeti: fate una croce sul simbolo che più vi aggrada!
Esattamente come il notaio diceva di fare al contadino non scolarizzato quando comprava o vendeva un fondo agricolo!
Oggi il mondo moderno chiama il cittadino a riempire una grande varietà di moduli ed in tutti questi moduli compaiono, ben staccate, immagini o frasi dal significato alternativo.
Queste, a loro volta, sono contrassegnate da piccoli quadratini destinati ad ospitare il segno di spunta (in pratica una v con il secondo segno allungato) con cui il cittadino esprime la propria preferenza.
Ecco: questo è il modo corretto di esprimere una preferenza e, quindi, anche di votare.
In molte parti d’Italia, ma forse in tutto il mondo occidentale, fare la croce su un simbolo (in bergamasco: faga sö la cruz) vuol dire non parlarne più.
Cioè cancellarlo, che è l’esatto opposto dello sceglierlo.