Giglio Reduzzi
Capannoni abbandonati
Stringe il cuore percorrere i viali delle vecchie “zone industriali” e vedere che due capannoni su tre sono chiusi.
Vuoi perché l’attività produttiva che vi si svolgeva è finita all’estero o perché è stata definitivamente abbandonata.
Molti di quei capannoni hanno le tegole del tetto divelte, per cui ci piove dentro, i cancelli sono arrugginiti, i vetri rotti.
E’ una pena vederli.
Lo è ancora di più quando, nonostante le loro pietose condizioni, questi edifici diventano involontari ricettacoli di attività illecite: spaccio di droga o rave parties.
Per evitarlo bisognerebbe che il governo emanasse una norma con la quale si impone alle aziende che chiudono di non limitarsi a liberare i capannoni edificati, ma di abbatterli, in modo da impedire che in futuro se ne faccia un uso illecito.
Chissà se il governo appena insediato vorrà decidere in tal senso.
Sarebbe una norma di nessun impatto sul budget statale ma ricca di significato simbolico (via, si riparte).