Giglio Reduzzi
Cattolici abbandonati?
La confessione cattolica aveva questo di bello: che tu potevi tranquillamente dedicarti al tuo lavoro, perché a ciò che distingueva il bene dal male ci pensava lui: il Papa.
Non dovevi neppure leggere la Bibbia, perché, essendo scritta male, rischiavi di non interpretarla correttamente.
Ci pensava lui. Era la sua missione.
Adesso invece ci troviamo di fronte ad un Papa che sembra occuparsi di Dio inter alias.
En passant. Par accident.
Non solo, ma quando si occupa delle cose di Dio, se ne occupa in maniera innovativa, creando non pochi problemi interpretativi, anche da parte dei suoi più stretti collaboratori.
Per questo sul Frankfurter Zeitung ti capita di leggere che “Papa Francesco non ha ancora soddisfatto quasi nessuna delle elevate aspettative che egli stesso ha alimentato”.
Poi c’è la vicenda dei famosi dubia avanzati da alcuni cardinali cui il Pontefice pare non abbia mai risposto.
Per non parlare della faccenda del “fine vita”, circa la quale le indicazioni papali sono arrivate ai pochi deputati cattolici rimasti in extremis e con la chiarezza dei responsi sibillini.
Ragion per cui uno, pur essendo cattolico, adesso si trova a dover risolvere da solo quei problemi cui una volta non doveva neppure pensare.
Proprio come capita ai cristiani delle confessioni non cattoliche.
Per esempio, qualche anno fa un mio conoscente americano mi disse che alcuni pastori protestanti si erano radunati presso Boston per decidere quale comportamento comune dovessero tenere nei confronti dell’imminente legislazione statale in materia di matrimoni omosessuali.
A fronte di quel racconto io reagii con un sorrisetto di compassione, perché ritenevo che quei poveri parroci non avessero la competenza necessaria a risolvere quel delicato argomento.
E pensavo a quanto più fortunato fossi io nell’essere cattolico e quindi nel poter contare su una guida ben più sicura di quei quattro pastori di campagna.
Ma è ancora così?