Giglio Reduzzi
Organizzazione saudita del lavoro
Una delle cose che maggiormente mi aveva colpito visitando, per lavoro, l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi, era il modo in cui venivano (e mi dicono vengano tuttora) esercitate le attività economiche da quelle parti.
Prendiamo per esempio un’impresa edile.
Il titolare è sempre, per legge, un cittadino di quegli Stati, e, molto spesso, un parente della casa regnante.
(Il che, nel caso dell’Arabia Saudita, si verifica in un caso su due, considerato l’affollamento che caratterizza la casa regnante.)
Poi però, quando guardi dentro l’azienda, scopri che in ufficio ci stanno solo egiziani e sulle impalcature solo yemeniti e/o pakistani.
Ebbene, ieri sera, saputo quanto il governo italiano si appresta a fare a favore degli immigrati sans papier, ho scoperto che anche gli italiani si stanno avviando verso quell’organizzazione simil-saudita del lavoro che tanto mi scandalizzava.
Infatti è evidente che, d’ora in poi, molte aziende agricole del nostro Paese avranno soltanto il titolare di origine italiana e che le fragole ed i pomodori saranno inizialmente solo raccolti ed in futuro anche piantati da immigrati “regolarizzati”.