Giglio Reduzzi
Sequestriamo le navi ONG
Per indurre un ragazzo, che ha già attraversato il Sahara (cioè fatto 30), ad attraversare anche il Mediterraneo (cioè fare 31), usando un semplice gommone da diporto, ci sono solo due modalità pacifiche:
a) fargli credere che il Mediterraneo sia solo uno dei tanti wadi africani che lui conosce bene e che, dunque, il suo sarà un viaggetto da poco;
b) fargli credere che, appena lasciata la costa, troverà una bella solida nave che gli permetterà di compiere il resto del viaggio in condizioni molto più comode.
Cioè che incontrerà una bella solida nave ONG, tipo Sea Watch.
Se quanto appena detto è ragionevole, non capisco perché
si tardi tanto a mettere al bando le navi ONG, dato che esse rappresentano una delle uniche due possibili cause di annegamento dei ragazzi subsahariani.
Né capisco perché la Sea Watch non sia stata sequestrata dal governo di Malta, quando entrò nelle acque territoriali di quel Paese con il suo ultimo carico di migranti (i famosi 49).
Se è vero, come dicono tutti ormai, anche a sinistra, che per fermare le morti in mare occorre fermare i barconi, è altrettanto vero che per fermare i barconi occorre fermare le navi ONG.
Quanto tempo ancora dovremo aspettare perché la necessità di operare in questo modo venga percepita nella sua interezza?