Giglio Reduzzi
Cosa c'è dietro il termine "Stato"
Spesso il termine “Stato” viene usato, in Italia, al posto di un altro che, se venisse pronunciato, ci farebbe arrabbiare.
E’ quello che in America chiamano “taxpayers”, cioè pagatori di tasse o contribuenti.
Il governo decide di comprare le azioni che la famiglia Benetton ora detiene in Autostrade?
Chi se ne frega: tanto paga lo Stato.
Infatti la manovra viene accolta dall’opinione pubblica con sentimenti che vanno dal compiacimento all’indifferenza solo perché il termine “Stato” in questo caso copre astutamente quello di “contribuenti”.
(Tra l’altro si tratta di un acquisto a scatola chiusa, perché l’impegno finanziario per comperare quelle azioni dipenderà dall’andamento del mercato azionario e potrebbe essere molto superiore a quello odierno.)
Il governo versa tre miliardi all’Alitalia?
Chissenefrega: tanto paga lo Stato.
Ogni migrante che sbarca in Sicilia ci costerà 4800 euro al mese?
Chi se ne frega: tanto paga lo Stato.
Ecco tre esempi di uso improprio del termine Stato.
Esso serve a mascherare il fatto che, in tutti e tre i casi, il governo usa od userà i soldi dei contribuenti.
Ma che è meglio comunicarlo loro in maniera più edulcorata o addirittura sibillina. Quindi non solo ricorrendo al termine Stato, ma, se necessario, anche a quello di CdP, che è ancora più misterioso.
Inutile dire che, se uno si rallegra dell’uso improprio dei fondi pubblici, è perché sa di aver contribuito alla loro formazione in misura scarsa o nulla e quindi pensa che sostanzialmente si tratti di denaro altrui.