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  • Immagine del redattoreGiglio Reduzzi

Doppia delegittimazione

I risultati delle recenti elezioni regionali hanno confermato quanto sarebbe stato saggio da parte del presidente Mattarella che egli avesse risolto la crisi governativa del 2019 sulla base, non dei risultati delle elezioni politiche del 2018, che erano ormai vecchi, ma su quelli freschi freschi delle elezioni europee di pochi mesi prima.

Infatti la recente tornata elettorale ha dimostrato che, ad eccezione del M5S, la forza dei due schieramenti tradizionali è rimasta intatta, nonostante il cambio di etichetta (da europea a regionale).

Per quanto concerne il movimento fondato da Grillo, le elezioni di quest’anno non hanno fatto altro che evidenziare il declino di quel partito; il che però -in assenza di un rimbalzo- rappresenta esso stesso un elemento di conferma.

In sostanza il Capo dello Stato, con la sua inaspettata decisione di risolvere la crisi nelle aule parlamentari, ci ha fatto perdere tempo prezioso e rischia di farcene perdere dell’altro, se insisterà a lasciare che a governare siano persone che hanno perso ogni legittimazione.

Infatti alla delegittimazione de facto nascente dal recente risultato elettorale si aggiunge quella de iure originata dall’esito referendario sul taglio dei parlamentari.

E’ vero che gli italiani ormai sono abituati ad essere governati da persone che non sono legittimate a farlo, ma questa volta la delegittimazione sarebbe doppia (qualità + quantità)!

E si verificherebbe proprio nel momento in cui l’eccezionalità della situazione richiederebbe un’unità d’intenti da gabinetto di guerra.

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