Giglio Reduzzi
I "Salvataggi" delle ONG
Sono passati anni da quando una brava persona come il card. Robert Sarah, arcivescovo senegalese, rivelò al mondo come avveniva (e tuttora avviene) il trasferimento via gommone dei clandestini dalle coste africane a quelle italiane.
Anzi forse è proprio per questo che, al compimento del suo 75° anno di età, è stato subito allontanato dai prestigiosi incarichi che svolgeva in Curia, dato che il Vaticano è notoriamente favorevole agli sbarchi no limits.
Ma cosa aveva detto di tanto scandaloso il cardinale?
Niente: aveva spiegato che nulla di quanto avviene sulle coste africane sfugge all’intelligenza “francese” e, dunque europea.
Si sa quante persone si accalcano su quelle coste in attesa di essere trasbordati; si sa da dove vengono i gommoni; chi fornisce loro i falsi documenti e soprattutto si conoscono luoghi e orari dell’incontro tra i gommoni e le navi ONG.
Infatti, ogni volta che parte un barcone, lo scafista compone un certo numero di telefono e questo, a sua volta, fornisce i dettagli alle navi ONG , in modo che queste ultime possano andare dritte sul bersaglio senza perdersi in inutili ricerche.
Purtroppo non sempre gli appuntamenti vanno a buon fine.
Ed allora sono guai seri.
Sì perché i gommoni, come si sa, partono sovraccarichi e con una scorta di carburante insufficiente per l’intero percorso, per cui se la nave non arriva in tempo all’appuntamento e magari il mare è grosso sono cavoli amari.
Questo è quanto ha detto e scritto il card. Sarah, che sembrava una persona seria.
Lo ha scritto in un libro, che però deve aver avuto una ben scarsa diffusione, perché le giornaliste TV continuano a presentarci gli equipaggi delle navi ONG come benemeriti autori di eroici salvataggi effettuati a seguito di autonome ricerche.
E tutti credono a questa versione, compresi alcuni ex ministri.