Giglio Reduzzi
Il popolo è davvero sovrano?
La sovranità appartiene veramente al popolo, come recita l’art. 1 della Costituzione?
Non credeteci, è una balla.
Infatti la frase intera che si legge nella nostra legge fondamentale, è:
“La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti previsti dalla Costituzione.”
E benché sia vero che la seconda parte di quella frase (“che la esercita…”) non dovrebbe mai essere interpretata come riduttiva del principio espresso nella prima parte (“La sovranità….”), sta di fatto che nell’applicazione pratica non si tiene mai conto del diverso peso dei due paragrafi, quasi si trattasse di sottigliezze giuridiche.
Questa è stata infatti la posizione assunta dal Presidente della Repubblica per risolvere l’ultima crisi di governo.
Lo ha fatto quando, per non ridare prematuramente la parola al popolo, ha cercato la soluzione all’interno del Parlamento, come se questo fosse stato -e continui ad essere- lo specchio fedele del corpo elettorale. (E dunque il percorso parlamentare fosse solo una scorciatoia.)
Mentre così non è.
Basti pensare agli artt. 59 e 67 della medesima Costituzione, dove:
· il primo articolo affida al Capo dello Stato la possibilità di nominare fino a 7 senatori a vita, dunque persone che il popolo non ha mai eletto (e che potrebbero essere l’ago della bilancia per la formazione di un governo);
· il secondo, liberando il deputato dal vincolo di mandato, lo lascia libero di collocarsi dove più gli aggrada e, quindi, anche di tradire le aspettative di chi lo aveva votato.
E senza contare l’attrattiva che l’elevata remunerazione parlamentare non può non esercitare su giovani deputati che siano privi di una fonte di reddito altrettanto importante (e magari anche poveri di ideali).
Donde il famoso attaccamento alla poltrona.
Ecco dunque che quella frase (“La sovranità ecc. ecc.”) entusiasma solo se letta a metà.
Letta per intero suona come una fregatura.
Essa assomiglia molto a quel “Adelante Pedro, si puedes” che Antonio Ferrer rivolge al cocchiere nel romanzo de “I Promessi Sposi”.
Che, con quel “si puedes”, in pratica lo invita a non andare adelante.
Del resto non è questo l’unico caso in cui la Costituzione crea false aspettative.
Anche la frase che precede quella in esame può creare false illusioni.
Alludo a quella che recita “L’Italia è una repubblica democratica, fondata sul lavoro”.
C’è qualcuno che sa esattamente cosa vuol dire? Io no.
Alcuni la interpretano come se lo Stato avesse il dovere di assicurare a tutti un posto di lavoro.
Purtroppo tutti sappiamo che così non è.
E’ fin troppo evidente che la frase è stata frutto di un compromesso raggiunto (probabilmente dopo mille discussioni) tra i costituenti “liberali” e coloro che del lavoro volevano effettivamente fare un diritto inalienabile (i comunisti).