Giglio Reduzzi
Il "pota" dei bergamaschi
Se non sei inglese non capisci come la gente possa appassionarsi ad uno sport che si chiama “cricket”.
Ugualmente, se non sei del posto, non puoi capire perché, parlando in dialetto, bergamaschi e bresciani usino tanto frequentemente la parola “pota”.
Né cosa cavolo essa significhi..
Anch’io, che sono di origine orobica, ci ho pensato a lungo ed alla fine sono arrivato alla conclusione che, al di là di quello che possa essere stato il significato iniziale, attualmente pota è una parola che prende il posto di una intera frase.
Essa significa: cosa ci vuoi fare? E’ andata così e basta.
Difatti essa viene solitamente data in risposta a domande come, ad esempio,:
· perché sei venuto senza ombrello?
· perché sei venuto in bicicletta invece che in macchina?
· perché hai combinato questo guaio?
Ecco che in tutti questi casi un “pota” a mio avviso ci sta bene.
Il ricorso a questa parola ti permette di evitare una risposta più articolata, che potrebbe innestare un’altra domanda e così via, dunque un’inutile perdita di tempo, visto che il tempo è denaro e…. la malta si asciuga in fretta.
Del resto bergamaschi e bresciani sono noti per non usare due parole quando ne basta una.
Ricordo che, quando, ancora piccolo, andai per la prima volta a Roma, con il pullman dell’oratorio (roba da non dormirci la notte per l’agitazione), la cosa più sensazionale che notai era che, sui tram di quella grande città, la gente si parlasse senza conoscersi.
A noi ragazzi di Bergamo era fatto divieto (ma non ci sarebbe neppure venuto in mente) di parlare con gli sconosciuti che incontravamo sui mezzi pubblici, anche se erano sempre le stesse persone.