Giglio Reduzzi
Il supposto pericolo fascista
In Italia l’aver avuto il maggior partito comunista europeo non è rimasto senza conseguenze.
Il comunismo non ha mai espresso un suo governo, ma ha occupato tutti gli altri centri di potere.
A trent’anni dall’abbattimento del muro di Berlino (il termine crollo è decisamente improprio), l’ideologia di base è scomparsa nella forma, ma rimasta nella sostanza.
Basta vedere l’atteggiamento mainstream nei confronti dei datori di lavoro, tuttora considerati sfruttatori del popolo.
Per non far brutta figura, coloro che a suo tempo erano comunisti, da qualche anno, si fanno chiamare anti-fascisti.
Pertanto il fascismo, che è morto e sepolto, viene presentato come un pericolo tuttora attuale, solo perché altrimenti non saprebbero come definirsi.
Benché tutti i movimenti di estrema destra, visti gli scarsi risultati ottenuti alle ultime elezioni, abbiano deciso di non ripresentarsi alle prossime, i piccoli episodi che avvengono qua e là per l’ improvvida iniziativa di alcuni nostalgici del fascismo, vengono ingigantiti ad arte, quasi fossero focolai identificativi di una fiume lavico sotterraneo pronto ad esplodere.
La verità è che il pericolo fascista non esiste.
Semmai esistono le conseguenze dell’ideologia comunista: quella che tiene lontano gli investitori dal suolo italiano, perché sanno che qui l’impresa non è benvenuta.