Giglio Reduzzi
Il voto a 16 anni
A parte il fatto che i cittadini tutto si aspettassero dal nuovo governo salvo che esso mettesse sul tavolo la questione dell’età minima per votare, a parte, dicevo, il carattere intempestivo di questa proposta, mi chiedo se essa costituisca una saggia iniziativa di per sé.
Ricordo che alcuni decenni fa, durante un’escursione in alta montagna, incontrai un pastorello di 13 anni, il quale mi rivelò di essere il solo responsabile della sua mandria di mucche e di esserlo stato giorno e notte per diverse settimane.
Non credevo alle mie orecchie, ma, nel contempo, non avevo motivo di dubitare del suo racconto.
Mi rivelò persino di aver aiutato una mucca a partorire, additandomi con una punta d’orgoglio, il vitellino che venne al mondo in quell’occasione.
Ecco, se tutti i giovani d’oggi mostrassero la stessa maturità di quel pastorello, non avrei difficoltà a dichiararli idonei a votare a 16 anni e magari anche prima.
Ma se devo basarmi su quanto vedo qui nei quartieri centrali delle nostre città, allora mi assale più di un dubbio.
Anzi i dubbi già mi assalgono quando parlo con le mie nipotine, le quali conoscono a memoria i testi di tutte le canzoni di Sanremo, ma non sanno nulla di politica e confondono il Presidente della Repubblica con il Presidente del Consiglio.
A questo punto mi sorge il sospetto che la richiesta di anticipare l’età per esercitare il diritto all’elettorato attivo sia nata come gesto disperato dei partiti in calo finalizzato ad ottenere il voto delle menti più agevolmente manipolabili, quali sono quelle dei ragazzi che frequentano le discoteche.