Giglio Reduzzi
L'enigma Terra
Aggiornamento: 6 feb 2021
Da quel poco che ho capito, non c’è corpo celeste, a tiro di telescopio, che presenti un grado di vivibilità simile al nostro.
Non solo non ci troviamo segni di vita, ma non ci troviamo neppure le condizioni minime perché ci sia.
C’è sempre qualcosa di (per noi) essenziale che manca, sia essa l’acqua o l’ossigeno.
Eppure sono migliaia gli astri che abbiamo passato in rassegna.
Né ci siamo limitati a guardarli con il telescopio, perché su quello più vicino (la Luna) abbiamo inviato degli uomini e su alcuni altri delle sonde meccaniche, ma su nessuno di essi abbiamo mai trovato nulla di quanto richiede la vita come la intendiamo noi.
Magari le condizioni che vi abbiamo rinvenuto sono adatte ad un tipo di vita diverso dal nostro, ma è evidente che in questo caso deve trattarsi di un tipo di vita che non fa per noi.
Inoltre, per fare queste scoperte, abbiamo affrontato viaggi lunghissimi e spese folli, pur rimanendo sempre all’interno del sistema solare.
Basti pensare che la sonda che abbiamo inviato sulla cometa 67P ha comportato un viaggio di oltre dieci anni ed un costo di oltre un miliardo di Euro, benché l’astro si trovi a soli 28 minuti-luce dalla Terra.
Una distanza irrisoria se si pensa che la stella più vicina a noi (dopo il Sole) è a 4,2 anni-luce dalla Terra (Proxima Centauri).
Minuti contro anni!
L’idea di esplorare lo spazio è molto divertente ma, a mio avviso, scarsamente utile.
Sembra più che altro un divertimento per miliardari.
Coloro che sono solo milionari si limitano a mandare Luna Rossa nelle acque della Nuova Zelanda.
In queste condizioni, invece che cercare nuovi astri, mi sembrerebbe più utile riflettere sulla strana circostanza per cui, di tutti i pianeti che abbiamo conosciuto, solo uno, il nostro, sia ricco di vita vegetale ed animale, gli altri consistendo essenzialmente in desolate distese di sabbia od altro materiale inerte.
In altre parole mi sembrerebbe più utile che il nostro impegno venisse rivolto a riflettere su questo autentico enigma piuttosto che a cercare nuovi mondi.
Abbiamo fatto enormi progressi nell’esplorazione del mondo fisico, ma zero passi in quello della metafisica.
Sotto questo profilo erano più equilibrati gli scienziati dell’era galileiana che, insieme al Creato cercavano anche il Creatore.
Oltre alla fisica studiavano anche la metafisica.
Una volta si pensava che il nostro pianeta fosse al centro dell’Universo e che le stelle che vediamo di notte insieme alla Luna avessero una funzione essenzialmente decorativa.
Ora invece sappiamo che la Terra, nel contesto dell’Universo esplorato, ha una collocazione decisamente periferica, ma al tempo stesso abbiamo scoperto che il nostro pianeta è l’unico in grado di ospitare la vita e dunque mantiene una sua peculiare ed enigmatica dignità rispetto ai corpi celesti che lo circondano.
Pertanto, metafisicamente parlando, è un po' come essere tornati alla situazione di prima.
Abbiamo solo sostituito la centralità con la qualità.
Pertanto temo che, se non si procederà con gli stessi metodi di Galileo, Keplero e Copernico, l'enigma Terra rimarrà per sempre irrisolto.