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  • Immagine del redattoreGiglio Reduzzi

L'inutilità dell'ONU

Ecco un problema che mi pongo da anni.

Parlo del Consiglio di Sicurezza dell’ONU che, in teoria, dovrebbe essere l’organismo più potente del mondo.

In teoria, perché, in pratica, esso non è riuscito ad impedire che la Russia invadesse militarmente l’Ucraina, benchè l’ONU (di cui il CdS è la massima espressione) sia nata con il preciso scopo di far sì che i Paesi membri possano risolvere i loro problemi senza ricorrere alla guerra.

Dunque l’ONU e, con essa il CdS, hanno fallito proprio nel loro principale compito istituzionale.

Però non vedo ombra di dimissioni o dismissioni in giro.

Perché?

Rispondere che il fallimento era scontato, perché uno dei due Paesi in guerra possiede il diritto di veto, equivale a riconoscere che l’ONU può esercitare le sue prerogative su tutti i paesi, salvo i cinque che hanno quel diritto.

I quali però rappresentano una fetta molto importante della popolazione mondiale, se non maggioritaria.

Il che fa sorgere le ulteriori domande: chi ha assegnato loro quel mandato e quando scade?

La prima domanda è facile: le cinque potenze mondiali si sono attribuite quella facoltà da sole, quali vincitrici (vere o presunte) della seconda guerra mondiale.

Più difficile, tant’è che è ancora insoluta, la seconda, che riguarda la scadenza.

Quando scade quel privilegio?

Usque tandem? Cento anni? Duecento?

Nessuno azzarda una risposta.

Può un Ente, come l’ONU, assegnare un compito così delicato per sempre a Stati che si sono comportati bene in un un’unica occasione e magari razzolato male per il resto del tempo?

Sotto questo profilo è evidente che la Svizzera, con il suo secolare pacifismo, avrebbe più meriti della Russia o della Francia.

Il CdS non può neppure invocare come dirimente il fatto che uno dei due Paesi attualmente in guerra possieda l’atomica, perché, se lo facesse, implicitamente riconoscerebbe che l’immunità de facto concessa alla Russia (e ad altri quattro stati del CdS) spetta anche ad India, Pakistan, Israele, Corea del Nord, ecc., cioè a tutti gli Stati che non hanno un seggio nel CdS, ma posseggono l’atomìca.

E questo restringerebbe ulteriormente -e di molto- il suo raggio d’azione. Un altro paio di miliardi di persone.

E poi porterebbe in primo piano la questione etica: è giusto che la forza bellica continui a prevalere sul diritto internazionale, cui si ispira tutta l’azione dell’ONU?

Il seggio permanente al CdS, con il conseguente diritto di veto, non può durare in eterno.

A mio modesto avviso è già durato troppo e ritengo

che l’ONU, se vuol continuare a svolgere dignitosamente il suo compito, debba cambiare i criteri per l’assegnazione dei seggi del CdS.

Cominciando, prima di tutto, con cancellare i meriti, veri o presunti che siano (e comunque già abbondantemente premiati), di aver vinto l’ultima guerra mondiale e prescindendo, almeno in parte, dalla capacità dei singoli paesi di terrorizzare il mondo con i loro apparati bellici.

Per esempio, prendendo in considerazione anche il Prodotto Interno Lordo (PIL) dei singoli Stati.

Non è possibile che, dei sette Paesi più industrializzati del mondo (quelli del G7), solo tre facciano parte, a titolo permanente, del CdS dell’ONU.

Un altro dato da prendere in considerazione dovrebbe essere quello demografico.

Perché uno Stato popoloso come l’India (un miliardo e mezzo di persone) non dovrebbe disporre di un seggio nel CdS? Solo perché non è paese ricco?

E perché non dovrebbe averne uno anche la Svizzera, visto che non ha mai invaso nessuno in tanti secoli?

Come vedete, motivi per cambiare ce ne sono in abbondanza.

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