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  • Immagine del redattoreGiglio Reduzzi

La Comunità di S. Egidio

Recentemente il portavoce della Comunità di S. Egidio ci ha informato, via TV, che, grazie ai “corridoi umanitari ” della sua associazione, erano entrati in Italia una sessantina di migranti.

Egli aveva un’aria molto soddisfatta.

Evidentemente pensava di darci una bella notizia.

Ma credo che gli italiani sarebbero stati più contenti se quell’annuncio avesse contenuto l’assicurazione che i nuovi venuti:

  • Erano arrivati al posto di (e non in aggiunta a) quelli che invece si affidano agli scafisti;

  • Erano tutte brave persone che non scappavano dalla prigione e non avevano ammazzato nessuno;

  • Non sarebbero vissuti a nostro rischio e spese.

Evidentemente il portavoce riteneva che queste assicurazioni fossero implicite. Una specie di “ca va sans dire”.

Ma sbagliava.

Il fatto che si possa venire in Italia con un mezzo più sicuro (e meno caro) di quello offerto dagli scafisti è una gran bella notizia. Ma per i migranti, non per gli italiani.

Agli italiani piacerebbe che la Comunità di S. Egidio includesse, tra le sue molte benemerenze, anche quella di portarci persone professionalmente formate, preferibilmente appartenenti alle categorie che da noi scarseggiano (medici, infermieri, artigiani, operai specializzati).

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