Giglio Reduzzi
Le crisi aziendali
In Italia, quando un’azienda minaccia di chiudere o di delocalizzare, si usa convocarla a Roma per consentire al ministro competente di proporre una mediazione.
A questo incontro il rappresentante governativo, se è saggio, esordisce dicendo:
“Caro imprenditore, cosa possiamo fare per evitare che la Sua azienda chiuda (o delocalizzi), lasciando centinaia di famiglie senza reddito?”, se invece non è saggio, allora dirà:
“Caro signore, Lei l’anno scorso ha firmato con noi un accordo con cui…ecc. ecc…, per cui adesso Lei deve rispettare i suoi impegni, anche se perde cento milioni al mese, altrimenti la trascinerò in tribunale!”
Come se uno, accortosi che la sua macchina sta andando dritta nel burrone, non avesse il sacrosanto diritto di tirare il freno.
Cioè, fuori metafora, non avesse il sacrosanto diritto di stracciare il contratto che ha incautamente firmato.
Ebbene questo è quanto l’attuale Premier ha detto circa la vicenda AcelorMittal e questo è quanto il Ministro ai Trasporti ha detto a proposito della vicenda Airitaly.
Si vede lontano un miglio che si tratta di ministri inadeguati al ruolo che ricoprono.
Ed infatti il primo usa il linguaggio tipico di uno che non ha mai visto un capannone, ma solo aule di tribunali, ed il secondo di uno che è appena uscito da una riunione del PCI.