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  • Immagine del redattoreGiglio Reduzzi

Lotta dura alla pedofilia

Siccome la scoperta da parte dei cattolici di quanto fosse diffuso lo scandalo dei preti pedofili avvenne durante il pontificato di Benedetto XVI, molti di noi hanno creduto che il passo indietro del vecchio e fragile papa fosse stato fatto proprio nell’intento di lasciare spazio ad un pontefice più giovane ed energico che avrebbe fatto piazza pulita di quello scandalo e magari anche di quelli finanziari, ancorché meno gravi.

Ci sbagliavamo.

L’agenda del nuovo Papa prevede molte novità, comprese alcune di cui i fedeli non sentivano la necessità, ma nessuna lotta dura alla pedofilia.

Né alla omosessualità che certamente è fenomeno diverso e meno grave della pedofilia, ma che può definirsi suo parente stretto (chi può dire con sicurezza dove finisce l’uno e comincia l’altro?) ed in ogni caso è ugualmente condannato dalla Chiesa.

Infatti lasciare che a giudicare un prete pedofilo sia la magistratura civile anziché quella ecclesiastica (come vuole il Canone riformato) non costituisce un passo avanti, ma se mai un passo indietro, visto che per lo Stato italiano l’omosessualità è una situazione del tutto normale (vero on. Zan?) e guai a parlarne male.

Dunque, nessuna lotta dura.

Con il nuovo Pontefice che corre dietro alle mode del moderno vivere, siamo di fronte all’esatto contrario di quanto ci aspettavamo con le dimissioni di Benedetto XVI.

Come ho letto in questi giorni su Facebook, una volta l’omosessualità era combattuta, poi fu tollerata ed oggi è orgogliosamente ostentata. Speriamo che in futuro non diventi obbligatoria.

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