Giglio Reduzzi
Note per il Capo dello Stato
Le due o tre cosette che la Storia rimprovererà al capo dello Stato in carica sono, a mio avviso,:
non aver capito che nel 2018, con la nomina a deputato di 300 ragazzi in cerca di prima occupazione e digiuni di politica, il Parlamento aveva cambiato volto e non era più l’esclusivo club londinese di prima;
non era possibile affidare le sorti del Paese a questi ragazzi, anche se accompagnati. A maggior ragione quando, scoppiata l’epidemia, il governo avrebbe dovuto essere composto dai miglior esperti di organizzazione;
non aver capito che l’attuale Premier (anche lui nuovo del mestiere), se era sopportabile quando si limitava a fare il sensale, non lo è più ora che, convinto di essere diventato uno statista, minaccia (come dice Renzi) di fare di testa sua;
ma, soprattutto, non aver capito che questi trecento ragazzi baciati dalla fortuna, come hanno cambiato alleanza una volta, così sono pronti a farlo una seconda volta, perché, più che le sanzioni di Mattarella, temono il mattarello della moglie/compagna alla quale hanno cointestato il mutuo prima casa.
Con buona pace del loro pretesto di voler operare per il bene del Paese.