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  • Immagine del redattoreGiglio Reduzzi

Pubblico/Privato


La fregatura di noi italiani è che molti dei nostri burocrati (e buona parte dei politici) non hanno mai lavorato in un’azienda privata.

Esistono funzionari di Stato che, a dispetto dei concorsi, si tramandano il mestiere da padre in figlio, senza aver mai messo piede in una fabbrica e magari vantandosi di non averlo mai fatto.

Quindi essi ignorano, per esempio, che in un cotonificio è normale che una sola operaia controlli 12 telai e che, ciononostante, la fabbrica potrebbe fallire se invece l’operaia dell’azienda concorrente dovesse farne funzionare 24.

Nel settore pubblico, dove non c’è concorrenza, spesso c’è il problema opposto. Cioè più operatori che postazioni di lavoro.

Come se, in un cotonificio, ci fossero 12 operatori ed un solo telaio.

In tal modo si formano due classi di persone distinte: quelle che lavorano nel privato e quelle che prestano la loro opera nel pubblico.

Quelle che vivono costantemente con lo stress da prestazione e la paura del licenziamento e quelle che non hanno né l’una né l’altra cosa.

Purtroppo quel che avviene nel settore del pubblico impiego si verifica con sempre maggior frequenza anche a livello politico.

Alcuni membri dell’attuale governo sembrano aver scoperto solo ora che ogni provvedimento deve essere preceduto da un’attenta valutazione dei costi rispetto ai benefici.

Bella scoperta! Nelle aziende private questo esame preventivo si fa da sempre.

Nei loro uffici non troverai mai una plafoniera da 600 euro!

Un’ azienda privata milanese non manderebbe mai un team di due venditori in Sicilia (tanto meno di dodici) se il cliente dichiarasse già in partenza che non ha alcuna intenzione di acquistare i suoi prodotti.

Invece la Procura di Palermo, qualche anno fa, fece una costosa trasferta a Roma per intervistare il Presidente della Repubblica, nonostante questi avesse già dichiarato che sarebbe stato un viaggio inutile, perché lui non aveva nulla da dichiarare.

La Procura di Bergamo, per venire a capo del caso di Yara Gambirasio, imbastì il più costoso processo di tutti i tempi, fino a far prelevare il DNA a trenta mila persone, con conseguente perdita di trenta mila giornate di lavoro.

Buoni tutti ad ottenere risultati quando si ha a disposizione un budget illimitato. O quando questo c’è, ma non viene rispettato.

Come vedete, siamo su due pianeti diversi.

L’alternanza scuola/lavoro ha senso solo se lo stage viene fatto in un’azienda a conduzione privata, se no l’esperienza sul campo rischia di risultare diseducativa.

Non è un caso che le fabbriche non trovino saldatori, ma che i Comuni che intendono assumere vigili urbani siano assediati da migliaia di concorrenti.

Io trovo patetico che da parte governativa si pensi ad assumere ulteriore personale nei ranghi della nostra amministrazione, anziché redistribuire quello esistente.

Così come trovo patetico che vengano escogitati modi sempre più sofisticati per impedire che un dipendente simuli la propria presenza in ufficio (facendo timbrare il cartellino ad un collega), anziché far sì che, andando in ufficio, egli possa svolgere un lavoro utile per la società e gratificante per sé stesso.



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