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  • Immagine del redattoreGiglio Reduzzi

Sergio Mattarella

Come puntualmente avvenuto per Giorgio Napolitano, anche a Sergio Mattarella, appena scaduto il mandato, non verranno risparmiate le critiche, comprese le più feroci.

Però bisogna pur dire che nella settimana appena trascorsa (che comprendeva il 25 aprile, giorno della contestata festa della liberazione), il Presidente non ha fatto nulla per allontanarle. Egli infatti:

1. Ha solennemente affermato che non si può “barattare la libertà con la promessa di più ordine”, quasi che una cosa escluda l’altra e cioè che, pur di essere libera, una società possa anche rinunciare all’ordine;

2. Mentre non si è sottratto alla vecchia abitudine di lodare le gesta dei partigiani (e forse abbia ecceduto nel farlo), non ha riservato un solo pensiero ai soldati angloamericani che, nel processo di liberazione del nostro Paese, tutti riconoscono aver avuto un ruolo ben maggiore;

3. Ha accompagnato la promulgazione della nuova legge sull’autodifesa (fortemente voluta dalla Lega) con una lettera tesa a sminuirne la portata, dimenticando (per fortuna) che ciò che è fuori dalla legge è fuori dal diritto.

E dunque la sua rimane una lettera inutile, tesa solo ad attirarsi l’antipatia di Salvini, per ora, e quella di tutti gli altri, a fine mandato.

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