Giglio Reduzzi
Solacium migrantium
L’inserimento nelle Litanie Mariane dell’invocazione “Solacium Migrantium”, anche se significa solo conforto dei migranti (e non sollazzo, come qualcuno potrebbe pensare), è del tutto anacronistico.
Invocare la protezione divina andava bene quando ad emigrare erano interi popoli (come lo erano gli stessi semiti prima che Mosè li conducesse verso la Terra Promessa) e come continuano a fare certe comunità che hanno eletto il nomadismo a stile di vita.
Oggi non va più bene per nessuno.
Anche coloro che fuggono dalle guerre e dalle persecuzioni non si capisce perché abbiano bisogno di una protezione speciale, rispetto a quelli che non scappano.
Se mai sono questi ultimi che ne hanno bisogno.
Infatti i migranti, scappando, si sottraggono alla persecuzione che subiscono e di conseguenza all’opportunità di acquisire i meriti che l’enunciato evangelico loro assegna.
Il Vangelo dice infatti:
“Beati i perseguitati a causa della giustizia, perché di loro è il Regno dei Cieli” (Mt 5,10).
E’ umano che essi, avendo i mezzi per farlo, scappino, ma il loro comportamento non è da veri cristiani.
In conclusione, l’aggiunta alle Litanie di quell’invocazione sembra fatta più per aderire al fervore migrazionista del pontefice regnante che per soddisfare una esigenza liturgica, come ha ben spiegato Silvana De Mari nel suo Blog.