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  • Immagine del redattoreGiglio Reduzzi

Tutto partì con Mosè

Aggiornamento: 17 feb 2019

Quando vigeva la legge Mosaica, il popolo ebraico, per quanto “eletto”, era pur sempre culturalmente povero.

Scopo della legge era di fissare quel minimo di regole che consentissero una pacifica convivenza.

Era pertanto naturale che la legge regolasse un po' di tutto: dai rapporti interpersonali a quelli tra Dio e l’Uomo, senza escludere neppure norme che oggi chiameremmo dietetiche (cosa mangiare) e sanitarie (dove installare i servizi igienici).

La distinzione tra un tipo di legge e l’altro è avvenuta molto tempo dopo e gradualmente.

A quel tempo c’era solo la legge onnicomprensiva di Mosè.

Anche il pensiero umano ebbe uno sviluppo analogo:

I filosofi di una volta oggi si chiamano ingegneri, architetti, giuristi, ecc.

Di filosofi c’è rimasto solo…. Massimo Cacciari.

I pilastri della legge mosaica erano:

1) C’è un solo Dio, tra l’altro molto esigente e permaloso, cui occorre ubbidire ciecamente, anche se ti ordina di ammazzare tuo figlio;

2) Le relazioni interpersonali debbono ispirarsi alla Giustizia. La regola base è quella del taglione: dente per dente, occhi per occhio;

3) La donna è sottoposta all’uomo, che può averne quante ne vuole, purché non siano "roba d'altri";

4) A guidare il popolo c’è un solo “leader” con poteri sia civili che religiosi. Cioè un re/sacerdote.

Vista con gli occhi di oggi, non c’è dubbio che questa fosse una legge molto grezza, ma occorre riconoscere che lo era anche la platea cui era rivolta.

Poi, una dozzina di secoli più tardi, in seno al popolo ebraico, è comparso Gesù Cristo, il quale ha compiuto una rivoluzione di 180 gradi.

Infatti la legge che ha cercato di introdurre, e che i cristiani si sono incaricati di diffondere, si fonda sui seguenti presupposti:

1) Dio non è quel dittatore che si credeva, al punto da non poterlo neppure nominare, ma una brava persona che puoi persino chiamare “babbino”;

2) Le relazioni interpersonali debbono ispirarsi al perdono. Non più dente per dente, ecc. ma offerta della guancia per un secondo schiaffo;

3) La donna ha pari diritti dell’uomo e puoi averne solo una;

4) Il re non è anche sacerdote. Dai a Cesare ecc, ecc.

Se non è una rivoluzione questa.

Sei secoli dopo Cristo, non nel medesimo popolo ma nella stessa area geografica, nacque un altro personaggio, Maometto, che, nonostante la sua vita “spericolata”, fondò una nuova religione, detta, per l’appunto maomettana o islamica.

Purtroppo la sua religione, a differenza di quella cristiana, non compiva alcuna rivoluzione, ma si innestava perfettamente nella tradizione mosaica.

Difatti, salvo piccoli aggiustamenti, essa ne confermava tutti i principi di base e cioè:

1) Totale sottomissione a Dio;

2) I rapporti tra uomini continuano ad essere ispirati alla Giustizia più che alla Misericordia;

3) La donna continua ad essere sottomessa all’uomo, che può averne fino a quattro;

4) Il “califfato” (cioè l’unicità del “leader”) rimane la regola aurea.

Ho detto “purtroppo” perché, come si vede, questa nuova dottrina ha fatto sì un piccolo passo avanti rispetto alla legge mosaica, ma si è trattato, appunto, di un piccolo passo, incomparabilmente inferiore a quello compiuto da Cristo.

Quel che è peggio è che questa dottrina, per una serie di ragioni, si stia diffondendo in tutto il mondo, compreso il continente europeo dove si era faticosamente affermata la più avanzata religione cristiana.

E che questa religione sia “più avanzata” lo dicono:

  1. La dottrina stessa (nella misura in cui perdonare è meglio di vendicarsi; la donna ha gli stessi diritti dell’uomo; due autorità sono meglio di una sola; ecc.);

  2. Personaggi di matrice islamica, come il presidente egiziano Al Sissi, che non fa mistero del suo personale auspicio per una svolta dell’Islam in senso cristiano.

Ancora peggio è che, di questa netta superiorità, non si sia accorto il Papa attuale, il quale (a differenza di tutti i suoi predecessori che passarono la loro vita a contrastare l’avanzata dell’Islam) fa di tutto per farci credere che le due dottrine siano sostanzialmente uguali e, dunque, perfettamente integrabili.




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