Giglio Reduzzi
Verità scomode
Ma come: Trump fa ammazzare il massimo esponente militare iraniano ed a noi, che abbiamo tutti quei soldati in giro per il mondo (e dunque esposti alla rappresaglia), non dice niente nessuno?
Proprio così. Però, oltre alla motivazione che tutti i giornali sbandierano o sussurrano (a seconda degli orientamenti politici), cioè l’irrilevanza internazionale dell’Italia e/o del suo governo, ce né una, a mio parere, che pochi osano confessare.
Essa consiste nel fatto che, a differenza dei soldati degli USA e delle altre nazioni, nessuno dei nostri è là per sparare.
Infatti ai nostri militari all’estero vengono sempre assegnate mansioni di retroguardia: addestramento, assistenza medica e vigilanza.
Mai missioni di prima fila.
Evidentemente si tiene conto del fatto che la propensione all’uso delle armi non rientra tra i nostri talenti. (Mentre appartiene sicuramente alle caratteristiche del popolo americano.)
Il silenzio di Trump trova dunque una seconda, seppur inconfessata, motivazione nel carattere ausiliario dei compiti svolti dai nostri soldati nelle missioni estere.
(Tra parentesi non ho mai capito come possano soldati che parlano solo italiano addestrare altri soldati che parlano solo arabo.
In realtà le cose che non capisco sono più di una. Per esempio sarei curioso di sapere perché, se la nostra specialità è curare i feriti, continuiamo a comprare cacciabombardieri in luogo di apparecchi medicali. Parentesi chiusa.)
Ausiliarietà è sinonimo di basso rischio.
Il che, unito all’elevato compenso monetario, spiega anche perché far parte di una missione estera costituisca il massimo delle aspirazioni per un militare di professione.
E perché il nostro sia il Paese europeo che vanta il maggior numero di militari in missione.
Siamo forse l’unico caso al mondo dove i soldati si fanno raccomandare per andare in zone di guerra, piuttosto che per stare a casa.
Si fanno alcuni anni in missione, poi rientrano alla base e, con i soldi guadagnati, si costruiscono la casetta dei sogni.